Come ogni anno rinnovo il memento mori per la coprocrazia cialtrolandese:
Il 25 Aprile "dovrebbe essere" l'anniversario della "liberazione" della Cialtrolandia dal nazifascismo; dico "dovrebbe essere" perché Verona è stata "liberata" solo il 26, Rovigo il 27, Padova e Vicenza il 28, Venezia tra il 28 e il 29, Treviso e Pordenone il 30, Udine il I maggio e Belluno solamente il 2. Per logica, delle due l'una: o il 25 aprile non è l'anniversario della "liberazione" della Cialtrolandia, o nessuna delle città venete è considerata facente parte della Cialtrolandia (e sarebbe tutto grasso che cola!). Per politica, la cosa è molto piú squallida: "a matri putativa ca ni addatta nti minni strippi i ni chiama figghi pi nciuria" (ła mareňa che ne teta co' łe tete arse e ne ciama fii par cojonarne - grazie a Ignazio Buttitta) volle oscurare quella che per piú di un millennio è stata la festa, non solo del patrono di Venezia e del Veneto, ma di tutta la Repubblica e dei suoi popoli, veneti, lombardi, cadorini, friulani, slavi veneti, istriani, dalmati, schiavoni, montenegrini, albanesi e greci che sotto il suo gonfalone si riconoscevano e ricevevano (e davano) protezione dalle orde islamiche... ma non solo. «Viva San Marco!» è il grido di battaglia della Repubblica, con cui gli equipaggi veneti, salutarono la vittoria nella battaglia di Lepanto contro i turchi, ma anche quello con cui i marinai dell'ammiraglio von Tegetthoff («daghe drento Nino che i butemo a fondi!» ... e i łi ga butai a fondi!) salutarono la vittoria nella battaglia di Lissa contro i cialtrolandesi («Eben haben die Männer mit den eisernen Köpfen auf ihren hölzernen Schiffen die mit den Holzköpfen und Eisenschiffen besiegt!»). Per me il 25 aprile è e sarà sempre e solo San Marco... se volete festeggiare la Liberazione fatevi vivi a maggio che ne riparliamo.
Nel frattempo, care cialtrolandesi e cari cialtrolandesi, che cazzo ne potete capire voi di una Festa che unisce nei loro valori fondanti popoli che vanno dall'Adda all'Isonzo, dalle Alpi a Cipro? Valori fondanti che hanno permesso per secoli ad ogni popolo della Repubblica di mantenere la sua lingua, la sua cultura, le sue tradizioni, la sua amministrazione della giustizia e della cosa pubblica. Valori fondanti ai quali i Padri degli Stati Uniti si sono ispirati per l'architettura delle loro istituzioni, come al Palladio per i loro edifici istituzionali. Valori fondanti tra i quali quello che ha consentito di mantenere libera (mantenere libera, non liberare ex post) gran parte dell'Europa da un'ideologia al cui confronto, il nazismo, per quanto deleterio, è paragonabile ad una scampagnata di discoletti. Voi sentite suonare le campane a mezzogiorno, fate colazione con cappuccino e croissant ma ne avete dimenticato completamente il significato.
Quindi, care cialtrolandesi e cari cialtrolandesi, che cazzo ne volete sapere voi? Però, da buoni cialtrolandesi, voi dovete purchessia farci la pisciatina sopra per marcare il territorio, come dei cani qualunque, ma dei cani non avete nemmeno nessuna delle qualità, a cominciare dalla fedeltà, e allora vi inventate il 25 aprile come anniversario della Liberazione, quando gran parte del Nord Italia, a cominciare da quel Veneto su cui pisciate sopra, non era stato liberato mancu pa 'a minchia. Sarebbe come se i sovietici avessero festeggiato l'anniversario della nascita di Lenin il 7 gennaio per oscurare il Natale, ma nemmeno i sovietici sono arrivati a tanto, voi sí!
Care cialtrolandesi e cari cialtrolandesi, noi non cantiamo di "aver trovato l'invasor", e magari proprio mentre lo si va a prendere con una nave di S(h)oros(h) sulle coste dell'Africa; e neanche cantiamo di "schiava di Roma": noi la tratta degli schiavi l'abbiamo abolita, primi al mondo, nel 960; e nemmeno cantiamo di essere "pronti alla morte", magari omettendo, dimenticando o proprio ignorando che molti pronti alla morte lo erano sí, ma solo per via di quel carabiniere con la pistola puntata alla loro nuca; anche se pronti alla morte lo siamo sempre stati, e magari lo saremo ancora, ma solo perché, come spiegava Sebastian Venier ai riluttanti genovesi: "me par che no se pol far de manco!" senza il bisogno di doverlo cantare.
Noi cantiamo di "speranza", di "virtú", di "gloria" e soprattutto di "pace", quella stessa "pace" che, unico al mondo, è nel nostro vessillo.
Salve invicta Juditha formosa
Patriae splendor spes nostrae salutis.
Summae norma tu vere virtutis
Eris semper in mundo gloriosa.
Debellato sic barbaro Trace
Triumphatrix sit Maris Regina.
Et placata sic ira divina
Adria vivat, et regnet in pace.
Ma fate attenzione, care cialtrolandesi e cari cialtrolandesi, cantiamo anche della brutta fine del barbaro tracio Oloferne ed, ora come ora, il barbaro tracio Oloferne siete voi!
CVSTOS VEL VLTOR, ITERVM RVDET LEO!
WSM!
(Nella foto il Leone di San Marco nella nuova Stazione Centrale di Vienna... sí in Austria, mica in Cialtrolandia)